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Conoscere l'Ecomuseo

"L’ecomuseo rappresenta ciò che un territorio è, ciò che sono i suoi abitanti, a partire dalla cultura viva delle persone [...], da quello che amano e che desiderano mostrare e trasmettere ai loro figli"

Hugues de Varine, archeologo e teorico degli ecomusei,1971

 

Cos'è un "ecomuseo"?

Molto spesso si assiste ad una profonda confusione suciò che realmente sia un ecomuseo, magari basandosi sul suffisso "eco" o sul termine "museo", non considerando che la semantica del termine nasca effettivamente da entrambi e termini, assieme.

Una definizione univoca ed universalmente accettata di “ECOMUSEO” o "museo diffuso", è quella con cui si indica un “territorio connotato da forti peculiarità storico-culturali, paesistiche ed ambientali, in cui si attiva un processo dinamico di conservazione, interpretazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale della società da parte delle comunità locali, in funzione di una comprensione del ciclo ecologico, delle specificità biotopiche, geomorfologiche e demoantropologiche e del rapporto uomo-natura, accompagnando le trasformazioni del territorio nel quadro di uno sviluppo economicamente sostenibile e ambientalmente compatibile”.

Questa definizione appare anche in alcune leggi quadro regionali, tra cui quella del 2007 della Regione Umbria, tra le prime a legiferare in merito.

Perché la "Tuscia Rupestre"?

Nel contesto della Tuscia Rupestre queste "peculiarità territoriali" sono sono state generate dalle particolari condizioni geomorfologiche: qui, sin dal passato più remoto, si è sviluppata una vera e propria modalità locale di utilizzo del territorio, con metodi e tecniche dettate dall’esperienza diretta, assai simili tra le varie comunità che l’hanno popolata.
Già nelle modalità insediative dell’incastellamento dell’età del Bronzo, come in quelle funerarie dell’Eneolitico prima e dell’età Etrusca poi, si intravedono in nuce quelle comuni esperienze che saranno adottate non solo dagli Etruschi di quest’area, ma anche dalle genti dell’età medievale.
Tutto il patrimonio storico e archeologico del comprensorio mostra una stretta compenetrazione con la morfologia territoriale, in un’integrazione/interrelazione ambiente – esseri umani che in quest’area raggiunge alti livelli di peculiarità, in una koiné culturale, tradizionale ed enogastronomica dalle forti somiglianze con aree della Toscana meridionale e della parte settentrionale delea province di Roma e Viterbo che presentano, non a caso, un paesaggio e quindi una geomorfologia simili.
E’ questa somiglianza tra i luoghi, umani e naturali, dei paesaggi, dei borghi arroccati su acrocori tufacei contornati da coltivazioni di vite, ulivi e noccioli, che ha fatto nascere l’idea di un’ ”altra Tuscia” all'interno della Tuscia "classica" evocata nell'immeginario collettivo. Una Tuscia diversa e assai caratteristica, lontana dai marchi commerciali “imposti” senza giustificazione storica, da conoscere, tutelare e valorizzare.

La definizione "Tuscia Rupestre" rappresenta dunque un territorio dalle caratteristiche ambientali specifiche, con una storia, un'archeologia, delle tradizioni culturali e produttive assai uniche, un territorio che va tutelato, promosso, ma soprattutto indirizzato il più possibile verso modalità e metodi realmente sostenibili.

Per proteggere il progetto e coloro che vi aderiscono la denominazione "Tuscia Rupestre" è un marchio registrato. Ogni uso illecito diviene dunque perseguibile ai sensi di legge.

Perché un ecomuseo?

I musei territoriali, i musei diffusi, esercitano una funzione attrattiva essenziale per il territorio, non solo perché ne forniscono le chiavi di lettura, ma anche per le loro funzioni di centri culturali (e sociali) molto attivi. Qualora ben strutturati e dotati delle più moderne attrezzature di ausilio alla visita (indoor e sul territorio), possono divenire un volano economico efficacissimo e creano occasioni e motivi per l’abbattimento del fenomeno del turismo estemporaneo, fornendo elementi per un aumento delle presenze.
Nel Lazio, regione che si è solo recentemente dotata di una legge dedicata, sono attivi numerosi ecomusei riconosciuti e diverse altre realtà che contribuiscono a creare un tessuto molto attivo e in continua evoluzione.

In un panorama provinciale in cui l’offerta culturale è in genere limitata ai soli mesi estivi e concentrata nel capoluogo, e dove soprattutto validi eventi culturali sono organizzati senza fare rete e a volte con sovrapposizioni, la creazione di sistemi ecomuseali diviene un elemento determinante, soprattutto in quelle aree ricche di risorse naturalistiche ed archeologiche, ma povere di strutture, come la porzione meridionale della provincia.
Ed è appunto a quest’area, uniforme paesaggisticamente e geologicamente e denominata "Tuscia rupestre", che il progetto ecomuseale si rivolge, in particolare ai comuni di Caprarola, Ronciglione, Capranica, Vejano, Barbarano Romano, Vetralla, Blera, Villa San Giovanni in Tuscia e Monteromano in cui si concentra una serie impressionante di siti archeologici, soprattutto rupestri, ed aree ad alto indice di naturalità, oltre che di SIC – Siti d’importanza comunitaria o ZSC - Zone Speciali di Conservazione.

All'ecomuseo aderiscono amministrazioni di aree del territorio provinciale che presentano caratteristiche geomorfologiche, ambientali, culturali e tradizionali simili quali, ad esempio, il Comune di Lubriano. E' prevista un'ulteriore fase di adesioni, successiva al "rodaggio" della struttura iniziale, onde consentire una migliore distribuzione geografica e l'integrazione di realtà locali pienamente omogenee alle caratteristiche individuate.

Nei territori aderenti all’Ecomuseo vengono individuati dei soggetti con i quali interagire e pianificare le attività comuni: privilegiati i musei, le istituzioni culturali, le associazioni riconosciute, le Pro Loco, le cooperative sociali.

Questo territorio si trova in una favorevole posizione geografica, contornato dalla Toscana, dall’Umbria e prossimo a Roma, in una posizione, spesso lontana dai grandi flussi turistici, che unita alla vocazione agricola e pastorale ancora attiva, ne fanno un’ottima meta per un turismo diverso, più sensibile alle caratteristiche stesse dell’area e attento alle risorse in essa presenti.

L'Ecomuseo della Tuscia Rupestre è un'iniziativa nata da un progetto di ricerca universitaria, basata sull'esperienza di divulgazione scientifica e di promozione territoriale svolta negli anni presso il museo naturalistico di Barbarano Romano e dal personale della Cooperativa Sociale I SEMI che lo ha gestito.
L'Ecomuseo della Tuscia Rupestre promuove e supporta attività di ricerca scientifica interdisciplinare volte alla conoscenza del patrimonio locale.

Il progetto in dettaglio

Gran parte dei siti di interesse culturale e ambientale presenti nel territorio dell'Ecomuseo possiede un'elevata valenza turistica e, il loro carattere “rupestre” li rende estremamente suggestivi, meta ideale per il turismo verde e culturale, certamente non per il turismo di massa.
Nonostante una marcata carenza di infrastrutture informative, segnaletica di avvicinamento e di strutture ricettive, questi siti e le loro risorse divengono spesso mèta di flussi turistici di nicchia, provenienti sia dall'Italia che dal nord e centro Europa.

Obiettivi principali dell'Ecomuseo della Tuscia Rupestre sono:

  • far riconoscere l'istituzione dell'Ecomuseo da parte delle Istituzioni, (fase avvenuta dapprima con l'adesione di sette amministrazioni comunali della Provincia di Viterbo e, il 30 Aprile 2021, mediante il riconoscimento della Regione Lazio);
  • rafforzare negli abitanti del comprensorio la consapevolezza dell'unicità del territorio in cui vivono, della ricchezza dello stesso in termini di risorse culturali, naturalistiche, paesaggistiche e tradizionali;
  • facilitare la conoscenza e la visita ai siti e alle risorse più rilevanti;
  • fornire strumenti conoscitivi di base e informazioni utili sia mediante Internet che direttamente on site, limitando quando possibile l'impiego di cartelli, impattanti dal punto di vista paesistico, e spesso oggetto di atti vandalici;
  • organizzare attività di promozione, sensibilizzazione e informazione sulle risorse culturali e ambientali;
  • affiancare le Istituzioni pubbliche deputate alla ricerca, tutela, conservazione, promozione e sviluppo economico e sociale del territorio della Tuscia Rupestre.

Il progetto dunque pone le basi progettuali e pratiche necessarie alla nascita e consolidamento di un “sistema museale diffuso", in cui coesistono strutture museali vere e proprie, siti archeologici e d'interesse naturalistico “all'aperto” e siti puntuali di rilevante interesse culturale, in cui le risorse presenti sono rese fruibili, oltre che con le metodologie e attrezzature tradizionali, anche con l'ausilio di strumenti elettronici con tecnologie multimediali. Vuole supportare le strutture museali ed informative già operative, creare nuovi centri di interpretazione territoriale, soprattutto adottare strategie e politiche condivise di sviluppo territoriale e promozione sociale.

L'Ecomuseo della Tuscia Rupestre è stato riconosciuto dalla Regione Lazio il 30 aprile 2021 ed inserito nell'OMR - Organizzazione Museale Regionale.

Vai al sito dell'OMR

Documentazione digitale          rilievo monumenti         saggi archeologici

nuvola di punti          tombe etrusche 3D

Alcune attività di prospezione archeologica e di documentazione 3D di strutture funerarie etrusche

Come agisce l'Ecomuseo?

E' un progetto di sviluppo sostenibile, di promozione sociale e territoriale, volto a creare una rete di "attori" locali, già presenti e attivi, oppure da costituire, che si impegnino in una serie di linee d'azione comuni stabilite da un Consiglio di gestione composto dai rappresentanti delle Amministrazioni coinvolte, concordate e condivise: questi soggetti sono supportati dal Comitato Scientifico dell'Istituto Tuscia Rupestre.

Attualmente hanno aderito all'Ecomuseo numerose Amministrazioni locali, tra cui i Comuni di Barbarano Romano, Blera, Capranica, Lubriano, Vejano, Vetralla e Villa San Giovanni in Tuscia.

L'Ecomuseo è stato presentato ufficialmente il 9 maggio 2014 a Viterbo presso i locali dell'incubatore culturale BIC Lazio della Regione Lazio (Informazioni sull'evento).

Patrocinii e incoraggiamenti al progetto sono stati espressi da alcune istituzioni estere tra cui il primo ecomuseo al mondo, quello di Skansen a Stoccolma, nonché da importanti istituzioni scientifiche quali l'Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, riferimento essenziale per la storia delle ricerche archeologiche svolte nel comprensorio.

Istituto svedese di Roma     Ecomuseo Skansen

Per saperne di più sugli ecomusei italiani vai su ecomusei.net.

I Comuni dell'Ecomuseo della Tuscia Rupestre

 

Nella carta i territori inseriti nell'ecomuseo

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